La Flussimetria del Feto-vicino a voi

La Flussimetria del Feto

La Flussimetria del Feto

 

La flussimetria Doppler (anche velocimetria Doppler) è una tecnica diagnostica che ha come scopo principale quello di valutare le condizioni di salute del feto.

Si tratta di una tecnica ecografica basata sul cosiddetto effetto Doppler (un fenomeno fisico che consiste nel fatto che dirigendo un determinato suono verso un corpo in movimento, il rimbalzo genera un suono diverso). L’effetto Doppler viene sfruttato in diagnostica per studiare le patologie a carico dell’apparato circolatorio; nel caso della flussimetria si studia il flusso sanguigno di una donna in gravidanza oppure quello del feto. L’analisi della variazione della frequenza permette di valutare la velocità del flusso di sangue e può quindi fornire indicazioni sui livelli di ossigenazione fetale.

Si è osservato che un’alterazione dei flussi uterini riscontrata mediante la flussimetria Doppler è associata a un alto rischio di sviluppare complicanze nel corso del terzo trimestre di gravidanza fra cui preeclampsia (sindrome nota più comunemente come gestosi) e ritardo di crescita fetale intrauterino (IUGR, Intrauterine Growth Restriction), due diverse manifestazione di una condizione patologica comune, l’insufficienza placentare.

La flussimetria consente di rendere più chiare situazioni che danno adito a dubbi e aiutano a individuare le cause del problema; nel caso in cui si rilevino anomalie a carico dei vasi esaminati significa che la placenta non sta funzionando a dovere ed è per questo che la crescita del feto non è adeguata; se, invece, il feto risulta più piccolo del normale e l’esame ci mostra che la placenta sta funzionando correttamente, le cause del problema sono da ricercare altrove.

L’utilizzo più consolidato della flussimetria, che non è un esame di routine, è relativo a quelle situazioni nelle quali il feto presenta un ritardo o, più propriamente, una restrizione della crescita (praticamente il feto appare più piccolo di come dovrebbe essere basandosi sull’età gestazionale e non cresce come da previsioni) oppure se si sospetta che esso possa incontrare problemi di crescita.


Esistono due tipologie di flussimetria:

  1. la flussimetria materna delle arterie uterine
  2. la flussimetria fetale dell’arteria ombelicale e dell’arteria cerebrale media.

 

La flussimetria materna delle arterie uterine

 

La flussimetria materna delle arterie uterine viene eseguita tra la diciassettesima e la ventitreesima settimana di gravidanza.
L’esame deve essere eseguito a vescica vuota e viene effettuato con una sonda addominale.


La flussimetria materna non è una tecnica fastidiosa e ha una durata molto breve (si va dai 5 ai 15 minuti). Il suo scopo è quello di individuare e selezionare le gravidanze in cui c’è il pericolo di andare incontro a ipertensione gravidica, preclampsia, ritardo di crescita endouterina, sofferenza del feto.

La flussimetria viene anche consigliata alle primipare che presentano fattori di rischio per ipertensione arteriosa e diabete mellito; in questi casi, sull’utilità del ricorso all’esame in questione non tutti gli autori sembrano concordare. L’esame non ha lo scopo di verificare il benessere fetale, ma di predire, nei limiti del possibile, l’evoluzione della gravidanza.

 

La flussimetria fetale dell’arteria ombelicale e dell’arteria cerebrale media

 

La flussimetria fetale viene eseguita nel periodo che va dalla trentaduesima settimana di gravidanza fino al termine di quest’ultima.

L’esame deve essere effettuato a vescica vuota e viene eseguito con l’aiuto di una sonda addominale. Come nel caso della flussimetria materna, anche questa metodica non è fastidiosa, ma la sua durata è superiore (generalmente occorrono dai 15 ai 30 minuti).

La flussimetria fetale è attualmente la tecnica diagnostica più importante per la valutazione dello stato di salute intrauterino del feto.

La flussimetria fetale permette di analizzare le caratteristiche dei vasi fetali; l’analisi viene fatta valutando i loro indici di pulsatilità e indici di resistenza. Ciò permette di ottenere importanti informazioni sull’elasticità delle seguenti arterie: ombelicale, aorta fetale, cerebrale media fetale e carotide fetale. Altre informazioni ottenibili con la flussimetria fetale sono quelle relative alla velocità e alle accelerazioni nei distretti cardiaci del feto e gli sfigmogrammi del dotto venoso, della vena cava e della vena ombelicale.

Scopo principale della flussimetria fetale è quello di individuare il più precocemente possibile l’eventuale insorgere di un’ipossia cronica fetale e scongiurarne le conseguenze.

La flussimetria fetale è un esame decisamente importante sia per quanto riguarda il monitoraggio del benessere fetale in una gravidanza normale sia per quanto riguarda quello di una gravidanza a rischio. L’esame può essere ripetuto più volte.

 

Il profilo biofisico fetale (PBF)

 

Il profilo biofisico è un esame che comprende tre tipologie di osservazione.

Vengono infatti effettuati i seguenti esami:

  • biometria fetale (anche auxologia)
  • flussimetria fetale
  • cardiotocografia.

La biometria è una tecnica diagnostica che serve a valutare lo sviluppo fetale; a tale scopo il feto viene misurato in tutte quelle parti che sono indicative di tale sviluppo. L’esame dura dai 15 ai 30 minuti e viene eseguito a vescica vuota con l’aiuto di una sonda addominale.

La cardiotocografia ha principalmente due obiettivi: valutare il benessere fetale studiando il battito cardiaco del feto e la rilevazione dell’eventuale assenza o della presenza e della frequenza delle contrazioni uterine. Il tempo di esecuzione dell’esame va dai 20 ai 90 minuti.

Il profilo biofisico viene generalmente eseguito dopo la trentaquattresima settimana di gravidanza; solo raramente ne viene richiesta l’esecuzione in epoca precedente.

 

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