La compressione del nervo Ulnare al gomito-vicino a voi

La compressione del nervo Ulnare al gomito

La compressione del nervo ulnare al gomito ( Tunnel Cubitale)
 
 
Tra le patologie da compressione di un nervo periferico quella dell’intrappolamento del nervo ulnare al gomito rappresenta una delle più frequenti collocandosi subito dopo quella del nervo mediano (Sindrome Tunnel Carpale).
Molti eventi traumatici, lievi o energici, possono essere causa di sofferenza del nervo lungo il suo decorso. Si passa da microtraumi ripetitivi come chi fa molto uso del cellulare con il gomito flesso e conseguente microcompressione del nervo al gomito (gomito del cellulare) oppure a macrotraumi come certi lavoratori, ad esempio il camionista, che guida con il gomito flesso e appoggiato alla portiera del veicolo (gomito del camionista)
Il Nervo Ulnare nasce dalle radici C8 e T1del midollo spinale e in particolare dal tronco secondario del “plesso brachiale”. Insieme al Nervo Mediano e Nervo Radiale è uno dei maggiori nervi dell’arto superiore.
 
Il nervo ulnare è molto vulnerabile quando scorre nel tunnel a livello del gomito o del polso poiché si porta molto in superficie a livello sottocutaneo.
Le sede della compressione da origine a due singolari patologie:

 
 

Epidemiologia ed eziopatogenesi


 
L’età compresa tra i 50 e 70 anni è quella maggiormente colpita. Il sesso maschile è più esposto rispetto a quello femminile manifestandosi in epoca più giovanile 50-60 rispetto alle donne in cui compare verso i 60-70 anni.
Molte possono essere le cause responsabili di questa patologia; di seguito è riportato un elenco di quelle più comuni:
  • Idiopatica
  • Postraumatica (traumi diretti al gomito)
  • Lavoro (microtraumi ripetuti)
  • Instabilità del nervo ulnare
  • Valgismo del gomito
  • Degenerativa(artrosi)
  • Disordini metabolici ed endocrini
  • Infezioni acute e croniche
  • Patologie malformative
  • Neoplasie e lesioni pseudotumorali
  • Connettivopatie
  • Neuropatie

 
Classificazione

 
La sindrome del tunnel cubitale può essere classificata in 3 categorie:
  1. Da riduzione delle dimensioni della doccia epitrocleo-olecranica: fa parte di questa categoria l’artrosi grave del gomito con calcificazioni, la sclerosi del tetto fibroso della doccia, gli esiti di fratture e/o lussazioni del gomito esitate in callo osseo esuberante o in cattiva posizione, modificazioni congenite delle ossa del gomito, calcificazioni periarticolari.
  2. Da abbondanza del volume del contenuto della doccia epitrocleo-olecranica: fa parte di questa categoria la formazione di tessuto neoplastico e tessuto anomalo come cisti e lipomi.
  3. Da modificazioni secondarie ad eccessivo movimento del gomito e delle strutture legamentose: fanno parte di questa categoria la iperlassità legamentosa, modificazione dell’asse anatomico di tipo congenito e postraumatico. 
Il tunnel attraverso il quale decorre il nervo ulnare a livello del gomito è prevalentemente inestensibile, pertanto una modificazione del contenuto e/o uno dei suoi elementi determina una diminuzione del volume interno e conseguente sviluppo di una compressione del nervo.

 


Sintomatologia


 
L’espressione clinica della patologia è direttamente proporzionale al grado di avanzamento, pertanto si distinguono varie fasi proprio a seconda della gravità dei sintomi
A - Fase irritativa:
  • lieve sensazione di  intorpidimento delle ultime dita della mano (anulare e mignolo)
  • lieve sensazione di parestesia (mutamento della sensibilità)
  • comparsa di dolore/bruciore sul lato mediale del gomito che si continua all’avambraccio fino alla mano, sempre medialmente.
B - Fase deficitaria:
  • debolezza muscolare
  • difficoltà nella presa di oggetti
C - Fase paralitica:
  • paralisi dei muscoli della mano
  • deficit motori gravi
  • atrofia muscolare
 
La sofferenza aumenta tenendo il gomito flesso ed è per questo motivo che i pazienti accusano difficoltà a tenerlo in questa posizione e, di conseguenza, difficoltà nel telefonare, guidare, mangiare, ecc. Può comparire anche una sensazione di freddo, sempre sul lato mediale dell’avambraccio e della mano.
Dal punto di vista clinico, è importante tener presente che gli stadi finali della malattia producono un’atrofia muscolare dell’eminenza ipotenar (lato mediale ventrale della mano) che può essere irreversibile mentre i primi due stadi della patologia possono ancora essere reversibili.
  


Diagnosi

 
 
La diagnosi si avvale, come sempre, sia della clinica che di esami strumentali specifici.
L’esame obiettivo farà acquisire, oltre le informazioni a carattere generale:
  • storia clinica
  • forza muscolare
  • modificazione della percezione termica, tattile e dolorifica
  • alterazioni della muscolatura (ipotrofia/atrofia muscolare)
  • segni di instabilità del nervo ulnare al gomito
anche il riscontro di positività ad alcuni test specifici avvalora la diagnosi:
  • Froment
  • Egawa
  • Mc Kinnon
  • Valutazione FCU
  • Valutazione FDP5°
  • Tinel (sensibilità del 80% -  positivo in caso di percezione di dolore e formicolio)
  • Test d’iperflessione del gomito ( positivo in caso di percezione di dolore e formicolio)
La diagnostica strumentale prevede:
  • Radiografia: da non trascurare per l’identificazione di pregressi eventi traumatici al gomito, patologia degenerativa (artrosi e/o osteofiti), studio anatomico delle congruenze articolari
  • EMG/ENG (elettromiografia ed elettroneurografia): indagine tra le più importanti e molto utile per stabilire e quantificare il danno di lesione del nervo ed il grado di sofferenza ma anche poter effettuare una diagnosi differenziale con analoghe patologie del tipo radicolopatia cervicale e neuropatia dismetabolica da diabete mellito
  • Ecografia
  • RM
  • TAC
Non va tralasciata la possibilità di identificare anche eventuali patologie associate come:
 


Terapia


 
Il trattamento differisce a seconda che la patologia è riconosciuta in una fase iniziale, intermedia o avanzata. Nel primo stadio la sintomatologia è molto modesta ed è ovvio che il trattamento è prevalentemente di tipo conservativo. S’intende, con questo termine, una terapia basata essenzialmente di:
  1. Terapia farmacologica (FANS, Acido α-Lipoico, L-Acetil Carnitina (LAC),  Acido γ-Linolenico, Vitamina E, Vitamine del complesso B, Diuretici, Corticosteroidi a basso dosaggio)
  2. Terapia infiltrativa
  3. FKT
  4. Tutore di gomito ( immobilizzazione del gomito )
  5. Correzione della postura (particolarmente indicata in soggetti con mansioni lavorative particolari)
 
 
Trattamento chirurgico
 
 
Nei casi più avanzati, dove sussiste già una compromissione del nervo accertata o nei casi resistenti al trattamento conservativo, si rende necessario la terapia chirurgica.
L’intervento chirurgico ha lo scopo di liberare il nervo ulnare dalla morsa che lo stringe nel tunnel cubitale e/o da altre cause di compressione esterna.
Le tecniche chirurgiche sono:
  • Chirurgia artroscopica
  • Chirurgia con taglio della cute
 
Quella per via artroscopia si caratterizza per il fatto che viene utilizzata la metodica meno invasiva con piccoli accessi cutanei attraverso i quali si introducono gli strumenti
Quella chirurgica a cielo aperto prevede il taglio della cute e successivo approfondimento dei piani fino ad arrivare al piano nervoso.
Vi sono due possibilità di decompressione:
a) Neurolisi semplice ( senza trasposizione del nervo ulnare )
b) Neurolisi con trasposizione del nervo ulnare
Successivamente all’intervento chirurgico si applica un bendaggio e, a seconda dei casi, anche un tutore per un periodo di tempo che il chirurgo ritiene più opportuno. Di solito varia da pochi giorni, 7-10 fino a 2-3 settimane.
Durante questo periodo sono consentiti esercizi di tonificazione muscolare e successivamente un graduale recupero del movimento del gomito con fisioterapia di potenziamento muscolare.
 
 
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