L’Epitrocleite (gomito del golfista)
L’epitrocleite, più comunemente conosciuta come gomito del golfista, è una sindrome dolorosa dovuta generalmente ad un sovraccarico funzionale e/o ad una degenerazione tendinea dei muscoli epitrocleari. Questi sono muscoli interni dell’avambraccio che originano dall’epitroclea e si inseriscono sull’ avambraccio, sul polso e sulla mano. Questi muscoli servono a ruotare all’interno la mano (pronazione), a flettere il polso e le dita.
È una tendinosi e non tendinite in quanto vi è un cambiamento nella struttura tendinea ( degenerazione angiofibroblastica ) dell’inserzione che porta la sostituzione delle fibre elastiche con un tessuto fibroso e più vascolarizzato
L’epitrocleite colpisce con più frequenza l’arto dominante, più frequentemente pazienti tra i 35 e 50 anni, anche se è possibile riscontrarle in tutte le fasce di età, con un’incidenza più alta nel sesso maschile.
L’epitrocleite è la causa più frequente di dolore mediale (interno) al gomito.
Cause
Molti fattori possono contribuire allo sviluppo dell’epicondilite:
· svolgere lavori manuali.
· svolgere lavori con sollevamento di oggetti pesanti.
· svolgere lavori con movimenti ripetitivi.
· Situazioni “infiammatorie” dei nervi (polineuropatia) .
· Traumi e fratture
Sintomi
Sono spesso caratterizzati da:
- Dolore al gomito accentuato che aumenta se lo si schiaccia
- Difficolta a portare carichi anche non pesanti con il braccio disteso lungo il corpo
- Difficolta e dolore nella pronazione dell’avanbraccio
Diagnosi
Il dolore specifico alla palpazione dell’epitroclea rappresenta il segno che caratterizza l’affezione. Viene eseguito sul gomito piegato a 90 gradi.
Altro segno quasi certo è il dolore provocato nei muscoli flessori e pronatori del polso quando si chiede una flessione o pronazione del polso contrastata dal medico.
Esami strumentali
Oltre all'esame clinico sono utili a completamento diagnostico:
- Radiografia.
- RMN.
- Ecografia.
Gli stadi della patologia
1. Stadio I: infiammazione senza degenerazione angiofibroblastica.
Questa è una fase realmente infiammatoria del tendine e come tale più facilmente reversibile. Sono le forme che rispondono bene al trattamento conservativo.
2. Stadio II: presenza di scarsa degenerazione tendinea associata ad aree di tessuto sano o infiammato. E’ una fase meno reversibile della precedente e che può evolvere verso la guarigione o verso la cronicizzazione.
3. Stadio III: l’invasione angiofibroblastica è marcata.
In questi casi la patologia non è reversibile e non recede con il trattamento conservativo.
Spesso necessita di intervento chirurgico.
Trattamento non chirurgico
- Sospensione delle attività sportive o lavorative che hanno causato epicondilite.
- Crioterapia: mettere ghiaccio aiuta a ridurre il dolore.
- Utilizzo di tutori.
- Laserterapia.
- Ultrasuoni.
- Tecarterapia.
- Trattamenti fisioterapici
- Infiltrazioni locali di cortisonici
Trattamento chirurgico
La decisione di sottoporsi ad intervento chirurgico si basa soprattutto sulla gravità dei sintomi e sull’inefficacia delle terapie.
L’operazione in genere si esegue in Day Hospital e prevede poi una doccia gessata post operatoria da portare per circa venti giorni allo scopo di impedire qualsiasi movimento. Dopo l’operazione è necessario procedere con grande cautela: cominciare con sforzi minimi. Nel corso dei mesi successivi, con un po’ di pazienza e di massimo impegno nelle terapie, si riacquisterà una completa mobilita dell’arto.
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